lunedì 4 giugno 2012

1 - Benvenuti a Bright Falls

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“Benvenuti a Bright Falls”
Mein Got. Le urla dei feriti risuonavano come musica infernale ritmata dai colpi di artiglieria. Alte colonne  di terra si alzavano dalla trincea nemica, lasciando dietro di se solo crateri striati di rosso. Sangue, sangue dappertutto. Tra i suoi compagni, tra i nemici. Sui suoi vestiti, sulle sue mani. La terra di nessuno era un campo seminato di corpi umani e irrorato dal sangue. L’uomo cercava di ripararsi il più possibile dentro la trincea. Accanto a lui un giovanotto, forse non avrà avuto più di venticinque anni, si sporse oltre il parapetto di terra con il fucile stretto tra le mani. La baionetta per un momento scintillò nel sole di mezzogiorno. Venne letteralmente crivellato e il suo corpo ricadde nel fango con un rumore sordo. L’uomo si ranicchiò ancora di più, fino a raggiungere quasi una posizione fetale. Il suo fucile sostava nel fango, quasi a voler imitare una nave arenata. Tremava come un bambino. Voleva piangere a tutti i costi, ma ormai aveva esaurito le lacrime da tanto tempo. Non poteva fare nulla per lenire la propria anima, se non sperare che quella sinfonia di urla ed esplosioni finisse al più presto. Digrignò i denti, strinse gli occhi più che poté e coprì le orecchie con le mani sporche di terra e sangue. Genug , genug , MEIN GOT GENUG!
Silenzio. Niente più urla ed esplosioni. Solo silenzio. A quanto pare Dio aveva deciso di ascoltare le suppliche dell’uomo ed era intervenuto. Lentamente le mani si spostarono dalle orecchie fino a raggiungere nuovamente il fucile riverso nel fango. Il Tedesco temeva di essere diventato sordo a causa del frastuono e, per non rischiare la vita, raccolse dal giovanotto ormai defunto la baionetta. Era lucida, forse mai lavata nel sangue del nemico. La verità stava per giungere nel riflesso sul metallo. Non era stato Dio a realizzare la preghiera del Tedesco. Erano stati gli uomini. La trincea nemica era stata inondata da quella che i commilitoni chiamavano “Mostarda”. Una gigantesca nuvola gialla stava lentamente ricadendo al suolo. Silenzio, come se il gas avesse avuto il potere di fare suoi tutti i suoni. L’uomo lasciò cadere la baionetta sul fondo fangoso di quel dannato buco e si arrampicò oltre il bordo. Proprio mentre si trovava in piedi, con il rischio di fare la fine del forse venticinquenne, il silenzio finì. Urla ancora più strazianti si levavano ora dalla trincea nemica. Un inferno giallo scuro in cui risuonavano i gorgoglii dei moribondi. Lenta, una lacrima stava seguendo la conformazione del viso del Tedesco. Dribblò uno zigomo sporgente, si inerpicò lungo l’ispida peluria facciale e infine cadde come una goccia di pioggia. Il suo volo sembrò durare una vita. IL GIORNO DIVENNE NOTTE. IL GAS DIVENNE NERO. TURBINAVA COME FOSSE VIVO. LE URLA DEI MORIBONDI SI AMPLIFICARONO E INIZIARONO A MESCOLARSI A CANTI DI GIOIA, A RISATE, A PREGHIERE, A

Michael Haneke si risvegliò urlando. Era stato tutto un sogno, un orribile sogno. Apparteneva al passato, è vero, ma era una parte del proprio passato che voleva assolutamente lasciare nell’abisso dei ricordi. Il battello per Bright Falls stava ancora procedendo lungo la sua rotta. Era mattina presto e gli uccelli planavano con pigrizia nella fredda aria invernale. L’uomo si era addormentato mentre preparava i bozzetti della sua prossima opera. Si sarebbe intitolata “Joy of ST.Clorum” e sarebbe diventata, dopo un generoso tour nelle gallerie più importanti di tutto il mondo, parte della collezione privata di un ricco uomo d’affari di New York. Sollevò la fronte dai fogli e si concesse un lungo sospiro. I brutti sogni rimangono ciò che sono, solo sogni. Sentiva le corde della propria anima vibrare ancora, ma ormai si era tranquillizzato. Prese gli schizzi che aveva disegnato la sera prima e li esaminò con grande interesse. Molto spesso, di prima mattina e con la mente ancora fresca, le idee migliori venivano a galla come pesci curiosi pronti per essere tirati in barca. Su tutti i fogli era disegnato un angelo che impugnava un lungo soffione della doccia come se fosse una spada. Per la figura principale si era ispirato all’Arcangelo Gabriele situato sopra Castel Sant’Angelo, una fortezza che si trovava a Roma. Aveva tenuto una mostra nella città subito prima di dover ripartire per gli States ed era rimasto colpito da quella statua in particolare. La posa, i dettagli ed il volto lo avevano ispirato, tanto da portarne con se nel nuovo laboratorio una replica in gesso. Il rumore del battello in movimento lo aveva accompagnato per tutto il viaggio, mettendolo a disagio. Michael aveva sviluppato dei seri problemi con i rumori forti e ripetitivi dopo la fine della Grande Guerra ed era stato costretto ad affidarsi ai tranquillanti. Il suono meccanico era quasi ipnotico. L’uomo aveva iniziato a sentire freddo, malgrado l’oblò chiuso, ed una goccia di sudore aveva iniziato a percorrergli la fronte. Guardava il disegno dell’angelo con il soffione. No, non lo stava guardando. Lo stava fissando. Fissava l’agente celeste e questi rispondeva al suo sguardo con un’espressione a metà tra il beato e il biricchino. Michael deglutì rumorosamente e distolse lo sguardo. Si accorse della goccia di sudore e l’asciugò con uno straccio sudicio. Aveva quasi avuto un altro dei suoi attacchi. Aprì la borsa da viaggio in pelle, un regalo del suo aiutante Basil, e ripescò tra i propri effetti personali la medicina. Due pillole e il mondo avrebbe iniziato a girare nel verso giusto. Sentì dei passi nel corridoio. Doveva essere l'aiutante che veniva ad informarlo dell’arrivo del battello in porto. Davvero un ragazzo premuroso. Davvero.

Il suo assistente aveva rintracciato il proprietario del capannone e gli aveva offerto una enorme quantità di soldi. Quello, un vecchio calzolaio del luogo, aveva accettato senza esitazione. In un posto isolato come Bright Falls le valigette piene di dollari non capitavano spesso. Michael aveva deciso di trasferirsi in prossimità della cittadina proprio per il suo isolamento dal mondo esterno. Le persone gli davano dei problemi, quindi decise di tenerle lontane il più possibile posizionando il suo nuovo laboratorio nei boschi. Lontano abbastanza dal paese per poter permettere a Basil di andare a fare provviste ogni tanto senza che gli abitanti del luogo li considerassero parte della popolazione, abbastanza vicino al lago. Fin da quando aveva scoperto della sua esistenza ne era stato attratto come da un polo magnetico. Prima della Grande Guerra era stato un geologo con il passatempo della scultura. Dopo la vita di trincea era diventato uno scultore affermato con l’hobby della geologia. Gli autoctoni chiamavano quell’ex vulcano che sembrava ormai spento Cauldron Lake. Letteralmente Lago Calderone. Infatti si trattava di un lago caldera, cioè un vecchio cratere vulcanico ormai allagato. Geologicamente vivere nei dintorni di quella miniera di curiosità rappresentava una sorta di sogno erotico per Michael.

Basil aveva fatto davvero un buon lavoro. Il capannone era abbastanza ampio per permettere un lavoro agevole, ed accanto alla struttura c’era una piccola casa di montagna. Non ci sarebbero stati i comfort dell’appartamento a New York, ma il paesaggio si ripagava da solo. Alberi in ogni direzione, fino al lago. Il piccolo complesso di edifici una volta proprietà di quel vecchio calzolaio era in una posizione unica. Un’isola felice in mezzo ad un mare verde. Non contando che un relativamente breve sentiero sterrato portava fino alle sponde del lago. Michael Haneke , tedesco reduce della Grande Guerra, sentiva di aver trovato finalmente un posto dove avrebbe potuto creare ciò che voleva senza interruzioni e dove avrebbe potuto vivere forse per il resto della sua carriera artistica.

Con se Michael aveva portato anche qualcosa di molto speciale. Il suo blocco di marmo inaugurale. Il cubo bianco era cinto da un grosso nastro rosso pronto per essere tagliato. Assomigliava vagamente ad una enorme zolletta di zucchero regalata come scherzo per natale a qualche ragazzino. Basil aveva in mano una macchina fotografica portatile. Kodak. Quegli aggeggi costavano un barca di soldi, ma poter immortalare l’inizio di una fruttuosa epopea artistica non aveva prezzo. L’assistente si mise in posizione mentre il suo mentore posizionava le forbici sul velluto rosso. Forse per la prima volta dal suo ritorno dal fronte Michael sorrise sinceramente. Ma tanto nessuno lo saprà mai.

Ora la fotografia ingiallita dal tempo riposa all’interno di una cornice nella sede della Bright Falls Historical Society. Venne rinvenuta tra i boschi da due cacciatori di frodo. Un angolo della pellicola è macchiato di rosa. Cosa sia accaduto ai due uomini sorridenti è ormai diventato uno dei tanti interrogativi che aleggiano attorno alla storia della cittadina.
Semplicemente, svanirono nel nulla.


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