1
“Benvenuti a Bright Falls”
Mein Got. Le urla dei feriti risuonavano come musica infernale ritmata dai
colpi di artiglieria. Alte colonne di terra
si alzavano dalla trincea nemica, lasciando dietro di se solo crateri striati
di rosso. Sangue, sangue dappertutto. Tra i suoi compagni, tra i nemici. Sui
suoi vestiti, sulle sue mani. La terra di nessuno era un campo seminato di
corpi umani e irrorato dal sangue. L’uomo cercava di ripararsi il più possibile
dentro la trincea. Accanto a lui un giovanotto, forse non avrà avuto più di
venticinque anni, si sporse oltre il parapetto di terra con il fucile stretto
tra le mani. La baionetta per un momento scintillò nel sole di mezzogiorno.
Venne letteralmente crivellato e il suo corpo ricadde nel fango con un rumore
sordo. L’uomo si ranicchiò ancora di più, fino a raggiungere quasi una
posizione fetale. Il suo fucile sostava nel fango, quasi a voler imitare una
nave arenata. Tremava come un bambino. Voleva piangere a tutti i costi, ma
ormai aveva esaurito le lacrime da tanto tempo. Non poteva fare nulla per
lenire la propria anima, se non sperare che quella sinfonia di urla ed
esplosioni finisse al più presto. Digrignò i denti, strinse gli occhi più che
poté e coprì le orecchie con le mani sporche di terra e sangue. Genug , genug ,
MEIN GOT GENUG!
Silenzio. Niente più urla ed
esplosioni. Solo silenzio. A quanto pare Dio aveva deciso di ascoltare le
suppliche dell’uomo ed era intervenuto. Lentamente le mani si spostarono dalle
orecchie fino a raggiungere nuovamente il fucile riverso nel fango. Il Tedesco
temeva di essere diventato sordo a causa del frastuono e, per non rischiare la
vita, raccolse dal giovanotto ormai defunto la baionetta. Era lucida, forse mai
lavata nel sangue del nemico. La verità stava per giungere nel riflesso sul
metallo. Non era stato Dio a realizzare la preghiera del Tedesco. Erano stati
gli uomini. La trincea nemica era stata inondata da quella che i commilitoni
chiamavano “Mostarda”. Una gigantesca nuvola gialla stava lentamente ricadendo
al suolo. Silenzio, come se il gas avesse avuto il potere di fare suoi tutti i
suoni. L’uomo lasciò cadere la baionetta sul fondo fangoso di quel dannato buco
e si arrampicò oltre il bordo. Proprio mentre si trovava in piedi, con il
rischio di fare la fine del forse venticinquenne, il silenzio finì. Urla ancora
più strazianti si levavano ora dalla trincea nemica. Un inferno giallo scuro in
cui risuonavano i gorgoglii dei moribondi. Lenta, una lacrima stava seguendo la
conformazione del viso del Tedesco. Dribblò uno zigomo sporgente, si inerpicò
lungo l’ispida peluria facciale e infine cadde come una goccia di pioggia. Il
suo volo sembrò durare una vita. IL GIORNO DIVENNE NOTTE. IL GAS DIVENNE NERO.
TURBINAVA COME FOSSE VIVO. LE URLA DEI MORIBONDI SI AMPLIFICARONO E INIZIARONO
A MESCOLARSI A CANTI DI GIOIA, A RISATE, A PREGHIERE, A
Michael
Haneke si risvegliò urlando. Era stato tutto un sogno, un orribile sogno.
Apparteneva al passato, è vero, ma era una parte del proprio passato che voleva
assolutamente lasciare nell’abisso dei ricordi. Il battello per Bright Falls
stava ancora procedendo lungo la sua rotta. Era mattina presto e gli uccelli
planavano con pigrizia nella fredda aria invernale. L’uomo si era addormentato
mentre preparava i bozzetti della sua prossima opera. Si sarebbe intitolata
“Joy of ST.Clorum” e sarebbe diventata, dopo un generoso tour nelle gallerie
più importanti di tutto il mondo, parte della collezione privata di un ricco
uomo d’affari di New York. Sollevò la fronte dai fogli e si concesse un lungo
sospiro. I brutti sogni rimangono ciò che sono, solo sogni. Sentiva le corde
della propria anima vibrare ancora, ma ormai si era tranquillizzato. Prese gli
schizzi che aveva disegnato la sera prima e li esaminò con grande interesse.
Molto spesso, di prima mattina e con la mente ancora fresca, le idee migliori
venivano a galla come pesci curiosi pronti per essere tirati in barca. Su tutti
i fogli era disegnato un angelo che impugnava un lungo soffione della doccia
come se fosse una spada. Per la figura principale si era ispirato all’Arcangelo
Gabriele situato sopra Castel Sant’Angelo, una fortezza che si trovava a Roma.
Aveva tenuto una mostra nella città subito prima di dover ripartire per gli
States ed era rimasto colpito da quella statua in particolare. La posa, i
dettagli ed il volto lo avevano ispirato, tanto da portarne con se nel nuovo
laboratorio una replica in gesso. Il rumore del battello in movimento lo aveva
accompagnato per tutto il viaggio, mettendolo a disagio. Michael aveva
sviluppato dei seri problemi con i rumori forti e ripetitivi dopo la fine della
Grande Guerra ed era stato costretto ad affidarsi ai tranquillanti. Il suono
meccanico era quasi ipnotico. L’uomo aveva iniziato a sentire freddo, malgrado
l’oblò chiuso, ed una goccia di sudore aveva iniziato a percorrergli la fronte.
Guardava il disegno dell’angelo con il soffione. No, non lo stava guardando. Lo
stava fissando. Fissava l’agente
celeste e questi rispondeva al suo sguardo con un’espressione a metà tra il
beato e il biricchino. Michael deglutì rumorosamente e distolse lo sguardo. Si
accorse della goccia di sudore e l’asciugò con uno straccio sudicio. Aveva quasi avuto un
altro dei suoi attacchi. Aprì la borsa da viaggio in pelle, un regalo del suo
aiutante Basil, e ripescò tra i propri effetti personali la medicina. Due
pillole e il mondo avrebbe iniziato a girare nel verso giusto. Sentì dei
passi nel corridoio. Doveva essere l'aiutante che veniva ad informarlo dell’arrivo
del battello in porto. Davvero un ragazzo premuroso. Davvero.
Il suo
assistente aveva rintracciato il proprietario del capannone e gli aveva offerto
una enorme quantità di soldi. Quello, un vecchio calzolaio del luogo, aveva
accettato senza esitazione. In un posto isolato come Bright Falls le valigette
piene di dollari non capitavano spesso. Michael aveva deciso di trasferirsi in
prossimità della cittadina proprio per il suo isolamento dal mondo esterno. Le
persone gli davano dei problemi,
quindi decise di tenerle lontane il più possibile posizionando il suo nuovo laboratorio
nei boschi. Lontano abbastanza dal paese per poter permettere a Basil di andare
a fare provviste ogni tanto senza che gli abitanti del luogo li considerassero
parte della popolazione, abbastanza vicino al lago. Fin da quando aveva
scoperto della sua esistenza ne era stato attratto come da un polo magnetico.
Prima della Grande Guerra era stato un geologo con il passatempo della scultura. Dopo
la vita di trincea era diventato uno scultore affermato con l’hobby della
geologia. Gli autoctoni chiamavano quell’ex vulcano che sembrava ormai spento Cauldron
Lake. Letteralmente Lago Calderone. Infatti si trattava di un lago caldera,
cioè un vecchio cratere vulcanico ormai allagato. Geologicamente vivere nei
dintorni di quella miniera di curiosità rappresentava una sorta di sogno
erotico per Michael.
Basil aveva
fatto davvero un buon lavoro. Il capannone era abbastanza ampio per permettere
un lavoro agevole, ed accanto alla struttura c’era una piccola casa di
montagna. Non ci sarebbero stati i comfort dell’appartamento a New York, ma il
paesaggio si ripagava da solo. Alberi in ogni direzione, fino al lago. Il
piccolo complesso di edifici una volta proprietà di quel vecchio calzolaio era
in una posizione unica. Un’isola felice in mezzo ad un mare verde. Non contando
che un relativamente breve sentiero sterrato portava fino alle sponde del lago.
Michael Haneke , tedesco reduce della Grande Guerra, sentiva di aver trovato
finalmente un posto dove avrebbe potuto creare ciò che voleva senza
interruzioni e dove avrebbe potuto vivere forse per il resto della sua carriera
artistica.
Con se
Michael aveva portato anche qualcosa di molto speciale. Il suo blocco di marmo
inaugurale. Il cubo bianco era cinto da un grosso nastro rosso pronto per
essere tagliato. Assomigliava vagamente ad una enorme zolletta di zucchero
regalata come scherzo per natale a qualche ragazzino. Basil aveva in mano una
macchina fotografica portatile. Kodak. Quegli aggeggi costavano un barca di
soldi, ma poter immortalare l’inizio di una fruttuosa epopea artistica non
aveva prezzo. L’assistente si mise in posizione mentre il suo mentore
posizionava le forbici sul velluto rosso. Forse per la prima volta dal suo
ritorno dal fronte Michael sorrise sinceramente. Ma tanto nessuno lo saprà mai.
Ora la
fotografia ingiallita dal tempo riposa all’interno di una cornice nella sede
della Bright Falls Historical Society. Venne rinvenuta tra i boschi da due
cacciatori di frodo. Un angolo della pellicola è macchiato di rosa. Cosa sia
accaduto ai due uomini sorridenti è ormai diventato uno dei tanti interrogativi
che aleggiano attorno alla storia della cittadina.
Semplicemente, svanirono nel nulla.
Nessun commento:
Posta un commento