Il fuoco si stava spengendo . La guardia armata sporse la
testa sull’apertura del barile e constatò che era rimasto solo un piccolo
rametto integro . Il resto era brace e cenere . Il soldato si chinò , raccolse
un paio di ciocchi di legno e li buttò nel bidone . Non presero fuoco subito .
Dovette soffiare a lungo per fare rintuzzare le fiamme . Quando iniziò a
levarsi un bel tepore dal focolare improvvisato si tolse i guanti e espose le
mani a quel ben di dio . A quell’ora della sera c’era solo una cosa che voleva
fare . Accendersi una bella paglia . Per fortuna gliene era rimasta una , che
aveva poggiato sull’orecchio . Si rimise i guanti e iniziò a tastarsi il
giaccone invernale in cerca dell’accendino . Lo trovò nella tasca posteriore
dei jeans . La guardia abbassò la sciarpa da davanti la faccia , si mise la sigaretta tra le labbra e ,
tenendoci davanti una mano per riparare la fiamma dal vento freddo , la accese
. Aspirò un paio di boccate da quel paradisiaco calumet della pace e si guardò
intorno . Nella notte e nella tormenta c’erano solo lui , le facciate spoglie
dei palazzi e il tappeto di neve perenne che copriva il suolo . Tutti gli altri
stavano dormendo nel palazzo a cui faceva la guardia . Tra circa un’ora sarebbe
venuto qualcuno a dargli il cambio , così anche lui avrebbe potuto scivolare
tra le braccia di Morfeo . Solo un’ora . Sembrava un’eternità , ma almeno la
situazione si era mantenuta tranquilla . La sua testa esplose e macchiò la neve
di rosso . Da una delle finestre dei palazzi circostanti ci fu un movimento .
Il cecchino tolse i cavalletti al fucile di precisione e si alzò in piedi . Tolse
il visore notturno da davanti gli occhi , prese una ricetrasmittente dalla
cintura e mormorò qualcosa nell’apparecchio . Attese un minuto , dopo di che i
nuovi ordini gli vennero inviati attraverso l’auricolare . Si premette un dito
sull’orecchio e ascoltò in silenzio . Rispose affermativamente , si voltò e
varcò la soglia . Percorse quasi tutto il corridoio e si fermò davanti alla penultima
porta . Il legno ormai era marcio per l’esposizione agli agenti atmosferici e
al freddo , quindi gli bastò un calcio per sfondarla . Una volta dentro
l’appartamento raggiunse il balcone che si affacciava sulla piazza . Ripulì
dalla neve un’ampia fetta di superficie e vi si sdraiò . Aprì i cavalletti
dell’arma e li fissò a terra . Il cecchino indossò un’altra volta il visore
notturno e lo accostò al mirino telescopico dell’arma . Iniziò a frugare nel
sacchetto delle munizioni finchè non trovò quello che stava cercando . Caricò il
fucile di precisione con un proiettile incendiario . Poi fu silenzio . La neve
continuava a volteggiare indifferente nella sua caduta libera verso il suolo . Lungo
una parete dell’edificio che il soldato stava scrutando con il mirino era stato
collocato un grosso bombolone contenente propano . Il cecchino prese la mira e
sparò . Vide il proiettile muoversi come al rallentatore verso il bersaglio .
La sua traiettoria era perfetta e , quando impattò con il metallo , l’area
circostante venne illuminata a giorno . Silenzio . La fiammata si innalzò
contro il cielo notturno gravido di nuvole . Un boato assordante investì i
palazzi confinanti , facendo infrangere i vetri delle finestre . Una metà
dell’edificio , quella col bombolone , crollò su se stessa . L’altra metà venne
avvolta dalle fiamme . Nella notte e alla luce dell’incendio il cecchino vide
numerose figure correre fuori dalla struttura e accartocciarsi al suolo , preda
del fuoco . Il soldato si alzò in piedi , rientrò nell’appartamento e si
sedette su di una poltrona . Comunicò nella ricetrasmittente l’esito positivo
della missione e informò la base del suo
rientro imminente . Si rilassò , si accese una sigaretta e aspirò rumorosamente
. Assaporò quel piccolo bastoncino fatato fino in fondo . Intanto nella piazza
le fiamme divoravano un palazzo intero . La neve continuava a cadere
indifferente .
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