lunedì 4 giugno 2012

Routine Pomeridiana


La volante della polizia procedeva lenta nella sua ronda pomeridiana. Erano di turno l’agente Norman Calvin e l’agente Simon Grant. Entrambi odiavano prestare servizio   in quel quartiere di ricconi in cui non succedeva mai nulla di eccitante. Certo, non che fosse meglio correre dietro agli spacciatori nella City, ma la radio, nei due anni di servizio presso quelle strade uggiose, non aveva mai riportato nulla di eclatante. Sempre tutto tranquillo. Sempre tutto calmo.                                                                                                                                 
Quel pomeriggio i due agenti erano alle prese con due bei bicchieroni di caffè nero bollente, preso dal thermos che la moglie di Grant aveva preparato utilizzando la caffettiera che la suocera le aveva regalato un paio di anni prima. Faceva piuttosto freddo e pioveva in maniera leggera. Calvin non poteva fare a meno di pensare a propria figlia, Susan. Quel giorno era stato il suo primo giorno di scuola e lei non era parsa molto eccitata all’idea di farsi nuove amicizie. Quella bambina a volte si comportava in modo strano, ma dio solo sapeva quanto le voleva bene.  
Mentre i pensieri dell’agente si rifrangevano come onde sul visino tondo della figlia, la radio prese a borbottare. A quanto pare era in corso un 10-24 al 12 di Wicked Lane, denunciato da un vicino. Nei codici della polizia il 10-24 indica un lite domestica in corso. I due poliziotti discussero brevemente durante il tragitto se accendere la sirena oppure no. Decisero che non valeva la pena fare tanto casino a causa di una storia di corna o di una moglie insoddisfata. Continuava inesorabilmente a piovere.                                                                
Quando raggiunsero il 12 di Wicked Lane c’era ad aspettarli, contrariamente ad ogni loro previsione, una graziosa villetta ad un piano solo. Era una cosa molto insolita, dato che il quartiere era letteralmente infestato di villoni pacchiani ai limiti del buon gusto. Prato ben curato e molto rigoglioso. Un ampio garage. Un paio di gnomi da giardino che guardavano la strada con aria gioconda. Percorsero il vialetto lastricato fino a raggiungere la porta di ingresso. Il nome sul campanello diceva Jason Williams. Suonarono un paio di volte e venne ad aprire un giovanotto in felpa e jeans. Quando li vide sorrise affabilmente e li invitò ad entrare. Disse che fuori pioveva a dirotto e che avrebbe offerto loro qualcosa. Gli agenti accettarono e si avventurarono all’interno della villetta, scrutando ogni singolo angolo con fare sospettoso. Quando Jason chiese loro il motivo della visita, quelli risposero che un vicino aveva lamentato delle urla e degli schiamazzi provenienti dalla casa. Il giovane li fece sedere su di un divano verde pisello, spiegando che stava inaugurando il nuovo 5.1 che aveva appena acquistato da un amico. Aveva deciso di guardare uno dei suoi film preferiti. Davvero un classico. The Texas Chainsaw Massacre. Gli agenti, mentre il ragazzo si dirigeva in cucina per portar loro un piattino con dei biscotti e due tazze di cioccolata calda, si consultarono. La situazione appariva abbastanza chiara ed innocente. Si trattava certamente di un malinteso. Le casse sparse per tutta la stanza e il televisore acceso non fecero altro che confermare il tutto. Per questo mangiarono di buon grado i biscotti che il ragazzo porse loro. Il giovanotto non faceva altro che sorridere affabile, era davvero una persona molto cortese. Sorrideva quasi con malizia. Ad un certo punto il suo sorriso si allargò sempre di più fino a raggiungere le orecchie. I suoi occhi iniziarono ad allargarsi. I suoi denti aguzzi balenarono nella dorata luce pomeridiana. I poliziotti venti secondi dopo giacevano svenuti sul divano. Senza saperlo avevano ingerito un potente allucinogeno. Jason abbozzò un sorrisetto. Fuori continuava a piovere incessantemente . 

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